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chiaracane68

IL MIGLIOR BIANCO D'ITALIA è IL SAUVIGNON RISERVA GRAN LAFòA DI COLTERENZIO

 

Il Bianco dell’Anno premiato da il Gambero Rosso è firmato da Donato Lanati, ma lunga lista dei “tre calici” non si ferma qui

 

 

E’ firmato dall’enologo Donato Lanati il miglior vino bianco d'Italia, premiato Bianco dell’Anno con i “tre bicchieri” della rinomata guida “Vini d’Italia 2025” de il Gambero Rosso.

 

Si tratta del Sauvignon Riserva Gran Lafóa 2021 della altoatesina Colterenzio, di cui Lanati, con Enosis Meraviglia, è consulente dal 1988, collaborando in stretta sinergia con l’enologo di cantina Martin Lemayr.

 

Il riconoscimento va a distinguere una delle migliori etichette della Colterenzio, selezionata tra le oltre 50mila provenienti dalle diverse regioni d’Italia, per superare, altresì, la selezione di secondo livello che la assurge a “Vino dell'Anno”.   

 

Parliamo di un vino singolare e “inedito”. Una vera e propria rivelazione. Infatti, prodotto per la prima volta dalla vendemmia 2021, il Sauvignon Riserva Gran Lafóa uscirà sul mercato entro fine novembre, rappresentando la punta di diamante della linea dei vini Colterenzio, nata alla fine degli anni '80  e contraddistinta da un imprinting di qualità/innovazione che, in ante litteram, ha rivoluzionato il settore vinicolo altoatesino.  

 

Ottenuto dalla rigorosa selezione delle parcelle più vecchie di un vigneto over trentennale, con cloni di Sauvignon blanc provenienti dalla Francia, e da un lento affinamento di tre anni, il Sudtirol Alto Adige doc Sauvignon Riserva Gran Lafóa è un vino di eleganza, equilibrio e freschezza che rispecchia appieno l’identità Colterenzio.  

 

Ma sfogliando la guida, pagina dopo pagina, di “tre bicchieri” firmati da Lanati/Enosis Meraviglia se ne scorgono altri otto, riferiti a vitigni/aziende dislocate lungo l’intero stivale.

“Sono e siamo molto entusiasti per questi riconoscimenti, che premiano l’impegno degli imprenditori enoici italiani” commenta Lanati. “Sono loro i veri protagonisti del qualificante risultato, di cui l’enologo, da dietro le quinte, ne è parte integrante, per concorrere, di concerto, ad un lavoro che conferma la giusta direzione, anche, in presenza di vitigni più difficili, come il Sauvignon, e di un mercato in continuo cambiamento”.


Fubine, 14 novembre 2024

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